mercoledì 15 febbraio 2012

la neve di Matteo B.

“Scende la neve e tutto tace …” sono le parole di una canzone … che io credevo che fosse fantasia, invece ho sperimentato come sia vero!!!
La neve ha il potere di smozzare e attutire i rumori, i suoni, le voci.
È impressionante come il silenzio della neve che scende, colpisca come un rumore assordante. Abituati a sentire rumori, auto che accelerano, strombazzano, autobus che rombano, voci che si chiamano il tutto accompagnato di tanto in tanto di sirene di emergenza o sirene di antifurti impazziti … è irreale il paesaggio e la vita che si presenta ai nostri occhi e alle nostre orecchie.
Alle nostre orecchie non giungono più suoni o rumori ma soltanto il lieve fruscio che la neve emette quando si posa sugli alberi, a volte si sente il miagolio di un gatto o l’abbaiare di un cane che forse non conoscono ciò che stanno vivendo.
Ai nostri occhi si presenta improvvisamente un paesaggio bianco e pulitissimo!
Non si vedono più le irregolarità del terreno, una scatola buttata lì, un sacchetto abbandonato là, ma tutto improvvisamente diventa liscio, regolare come quando una pialla passa su un legno, oppure come un pavimento appena pulito senza che nessuna briciola possa vedersi. È un paesaggio irreale che noi ciociari siamo abituati a vedere in foto o cartoline, e di rado vediamo in prima persona!
Ma quanti disagi!!! Il nostro territorio non è abituato a queste calamità e purtroppo quando si presentano portano solo problemi. Il black-out che si è verificato in questi giorni per molti ha rappresentato un vero problema, se pensiamo a tutti i sistemi elettrici che abbiamo in casa … e a quante esigenze elettriche ora necessitiamo rispetto al passato!


Mia nonna mi dice che nel 1956, con le nevicate che durarono 40 giorni, le loro necessità erano solo il mangiare … e il bere. Non si andava in città a lavorare, ma si lavoravano i campi e con tutta quella neve non si potevano coltivare.
Mi racconta che passavano le giornate in una grande cucina con un camino al centro e in quella stanza si mangiava e si dormiva. Mangiavano i raccolti dell’estate precedente, essiccati o conservati, si scioglieva la neve per cucinare, per bere e per lavarsi, perché non avevano l’acqua condottata e non si poteva andare alle fontane pubbliche per via della neve. Si cercava di tenere un vialetto sgombro di neve per arrivare alla stalla o al pollaio, dove c’erano animali che comunque dovevano essere curati, oppure per arrivare alla strada per poter mantenere i contatti con il vicinato. Questi vialetti con il passare dei giorni diventavano trincee con muri di neve alti fino a 1 metro e mezzo.
Quando si faceva buio alla luce delle candele con i vicini a volte ci si riuniva per giocare a carte o semplicemente per parlare.
La preoccupazione principale, in quel periodo, era il fatto che se la neve non se ne fosse andata via non si poteva seminare il grano!


Mia madre invece mi raccontata che trent’anni dopo, nel 1985, un’altra grande nevicata si abbatté sulla Ciociaria. La nevicata fu abbondante ma non come quella del ’56, il problema maggiore fu il fatto che la neve si ghiacciò sugli alberi e sulle colture, rimanendo lì per diversi giorni.
Per l’agricoltura fu un disastro: mancarono i raccolti e molte piantagioni furono seccate o bruciate dal gelo.
Non ci fu un black-out, quindi il disagio fu rappresentato solo dalla impossibilità di spostarsi a
causa delle strade invase dalla neve ghiacciata.
Mia madre mi racconta che la sua famiglia, che abitava nella parte alta di Frosinone in aperta
campagna, e tutto il vicinato, rimasero isolati per 10 giorni senza potersi spostare!


Io come altri ragazzini della mia età sono contento nel vedere la neve:
sapevamo che avrebbe portato la chiusura delle scuole e quindi un periodo di riposo inaspettato.
Però dopo tutti questi giorni, ora comincio a stufarmi (non per la scuola!), perché anche se è sempre piacevole giocare nella neve, fuori fa freddo e non è comodo …!!!

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