martedì 27 maggio 2014

I cento passi

Ecco una recensione sul film "I cento passi" che parla di un problema dell'Italia e del mondo intero: la mafia.

I CENTO PASSI

Cento passi soltanto separano la casa della famiglia Impastato da quella di don Tano Badalamenti, boss della mafia di Cinisi; e, come Giordana fa dire all’amico in una delle scene finali, questi stessi cento passi sono, in tutta la Sicilia, l’impercettibile distanza tra due mondi, quello della malavita e quello della gente “perbene”. Il giovane Peppino, campione della denuncia politica e sociale nella Sicilia degli anni settanta, figlio e nipote di mafiosi, lotta contro le sue radici, di sangue e culturali, mettendo in scena la spesso fallimentare ribellione di un paese intero contro la sua anima più profonda e inconfessabile. Il confronto con i padri, che siano quelli biologici o spirituali, supera ampiamente la dimensione angustamente ideologica che qua e là il regista sembra prediligere, per riproporsi su un piano molto più profondo, dell’identità e della libertà individuale. Quanto Peppino è libero di oltrepassare i ristretti confini della sua Cinisi? Quanto invece è costretto a fronteggiare le miserie di quella realtà? L’America e i figli dei fiori sono troppo lontani per chi è invischiato nei riti e nei codici di un mondo arcaico, dove le donne vestono sempre e comunque il nero e persino le cravatte sono regali troppo pretenziosi. Non manca a Marco Tullio Giordana l’intelligenza di scavare a fondo in questa direzione, partendo dalle bellissime scene iniziale della festa di famiglia e dell’infanzia di Giuseppe, e continuando con la altrettanto ben fatta rappresentazione dei tormentati rapporti tra Peppino e la sua famiglia, in una biografia autorizzata di un ragazzo siciliano tanto uguale quanto diverso dai suoi coetanei. La forza delle emozioni è gestita da Giordana con ammirevole equilibrio e senza lasciarsi prendere la mano; e Lo Cascio è semplicemente straordinario nel dare volto e anima a un Peppino Impastato pulito, simpatico, per niente eroico e molto vicino allo spettatore (ma il cast merita di essere promosso tutto, senza eccezioni). La nota infelice, forse più per chi non ha vissuto gli anni della contestazione, è rappresentata dal tema politico, dove più volte i dialoghi prendono le sembianze insopportabili delle parole d’ordine e dei proclami alle aule occupate: ed essa è aggravata dalla colonna sonora ruffiana che non risparmia il finale, con le note di “Whiter shade of pale” ad appesantire inutilmente la sequenza del funerale di Peppino. Al di là di tale vena inutilmente militante, comunque, “I cento passi” è un bel film, fotografato e soprattutto girato molto bene, che restituisce la giusta riconoscenza a un uomo eccezionale come Giuseppe Impastato.

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