domenica 16 marzo 2014

Incontro col campione: Donato

<<Se ti diverti non hai tempo per doparti!>>
così Fabrizio Donato inizia l’incontro con le classi terze della scuola media ALDO MORO, il 4 Novembre scorso, e vuole trasmettere un messaggio chiaro: Stop al doping.
Nel video che l’atleta, bronzo nelle ultime olimpiadi di Londra, ha realizzato contro il doping traspare la sua volontà di cambiare la cose. Affrontare gli ostacoli insieme, anzicchè isolarsi e ricorrere a sistemi illeciti è la chiave per affrontare lo sport e la vita..

Incontro col campione
Fabrizio Donato ha studiato alla scuola media Aldo Moro, si è formato nell'Atletica Frosinone e gareggia per le Fiamme Gialle dal 1995. Allenato da Roberto Pericoli, a livello nazionale si è laureato per diciotto volte campione italiano di salto triplo, di cui 11 indoor, e tre volte di salto in lungo indoor. Ha partecipato per quattro volte ai Giochi olimpici dal 2000 al 2012 dove ha conquistato la la medaglia di bronzo..
È sposato con Patrizia Spuri, atleta azzurra, e insieme hanno una figlia, Greta. Anche lei appare nel video e segue le sue stesse orme dei genitori.
Torna a Frosinone, nei luoghi dove ha vissuto, ed è spesso partecipe di eventi centrati sul dialogo con i giovani, come ad esempio la sua visita ai bambini e ragazzi durante le Olimpiadi di Madonna della Neve, a cui lui stesso ha partecipato diverse volte, oppure come in questa occasione in cui ha deciso di partecipare al progetto  che intende condurre i ragazzi ad analizzare cosa vuol dire "essere un campione".
L’obiettivo dell’incontro è mostrare l’atleta  come persona comune che, nel proprio vissuto, ha saputo prefiggersi degli obiettivi e, di conseguenza, modulare l'impegno in tale funzione, senza affrettare i tempi; avere la consapevolezza delle proprie possibilità...".  E tale si è dimostrato Fabrizio Donato, presentatosi in modo semplice aglii alunni, che lo hanno accolto festosamente, intonando per lui, in memoria del podio di Londra, l'inno di Mameli.
I ragazzi della scuola sono rimasti impressionati dalle risposte di questo campione, soprattutto per la sua umiltà.


<<Hai mai pensato di mollare questo sport?>>
A questa domanda Donato risponde così: <<Se non avessi vinto una medaglia in questa Olimpiade avrei smesso di fare salto triplo. Quando si arriva ad un punto in cui non si può migliorare è inutile prendere lo spazio di chi potrebbe fare di meglio. A volte bisogna lasciare il posto ai più giovani speranzosi di un futuro brillante.>> Fabrizio Donato durante l’incontro ha parlato di tutti i sacrifici e degli sforzi  fatti per arrivare a vincere una medaglia di bronzo alle Olimpiadi. Ha raccontato che ha partecipato a tre Olimpiadi prima di Londra e, nonostante gli sforzi e la preparazione  non era mai riuscito a raggiungere il suo obbiettivo.
Il video iniziale, sulle Olimpiadi di Londra è stato visto in un silenzio pieno di partecipazione, mostrava la fatica degli atleti olimpici e paralimpici per cercare di vincere le gare. Mostrava sconfitte e vittorie; pianti di gioia e di dolore e delusione.
Nella biblioteca dell’istituto gli alunni hanno posto alcune domande a Fabrizio Donato riferite alla sua vita sportiva e alla sua campagna contro il doping.
Fabrizio Donato ha spiegato tutto ciò che ha caratterizzato la sua vita sportiva, come si sente prima e durante una gara e soprattutto come si prepara; anche la sua preparazione alimentare.
Ad una domanda sul razzismo  Donato risponde che nel suo sport il razzismo non c’è mai stato, che non esiste nessuna differenza tra la pelle chiara e quella scura.
Fabrizio Donato ha parlato di una cosa molto importante che ha colpito i ragazzi: per lui lo sport è uno stile di vita e se lo si vuole fare ad alti livelli bisogna metterci il massimo dell’impegno per sfondare e la stessa cosa vale per lo studio e per il lavoro.



A metà della conferenza gli alunni hanno visto il video che Donato con i suoi compagni ha realizzato contro il Doping. Alla fine il campione ha ribadito che non doparsi è fondamentale.
Nel video la frase che ha colpito maggiormente tutti è:  <<Se ti diverti non hai tempo per doparti!>>. La sequenza che è piaciuta di più ai ragazzi è quella in cui gli atleti parlano tra loro, come se si dovessero dopare, ma in realtà stanno  parlando di una partitella a calcio-tennis (proibita perchè distrae prima della concentrazione delle gare) e il premio della scommessa è la colazione. Usano il sarcasmo e l'ironia per un discorso serio, facendo capire che loro non vogliono cadere dentro la spirale del doping, scherzandoci sopra.
Donato parla anche del rapporto tra i giovani e i loro insegnanti e tutori. Nella parte finale della sua “videodenuncia” al doping si vedono i ragazzi che vanno via accompagnati e protetti dai genitori. Sicuramente è un messaggio da ricordare, in questi tempi.
L’atleta Fabrizio Donato sembra una persona molto seria e risponde alle domande poste dai presenti in modo personale e immediato.
Alla fine dell’incontro, tutti i ragazzi sono andati a farsi  fare autografi. Quando sono  rimasti in pochi , gli ultimi chiesto una foto al campione ovviamente avevano intenzione di farla con il cellulare. Il dirigente scolastico ha detto che ovviamente il cellulare a scuola non bisognerebbe usarlo, ma Donato ha guardato Ludovica e Francesca e ha detto:<<Ma che ci fa!?... solo per oggi...>> poi si è messo a ridere!!! Donato ha una grande umanità e sa comunicare in modo diretto ed efficace, queste sono doti di un Vero campione.



Sport e diritti
Prendendo spunto dalle osservazioni di Donato sul razzismo nello sport è stato facile documentarsi su alcuni importanti momenti che hanno rappresentato la vittoria dello sport sulle discriminazioni.
Jesse Owens è il simbolo per eccellenza di vero campione. E’ stato un atleta statunitense, noto per la sua partecipazione alle Olimpiadi del 1936, svoltesi a Berlino, dove vinse quattro medaglie d'oro e fu la stella dei Giochi.
Nel pomeriggio del  4 agosto 1936, allo stadio olimpico era presente anche Adolf Hitler. Di fronte alla vittoria di Owens contro il tedesco Luz Long (il migliore atleta tedesco, nonché amico di Owens) si dice che il Führer indispettito si sia alzato e uscito dallo stadio per non stringere la mano al nero americano.  Nella sua autobiografia, "The Jesse Owens Story", Owens raccontò che Hitler in realtà si alzò in piedi e gli fece un cenno con la twrmano. Owens, sazio di successo, era pronto a rinunciare alla staffetta per lasciare il posto alle riserve. Ma i suoi dirigenti gli ordinarono di rimanere in pista.
E’ passato alla storia come simbolo della lotta al nazismo.

Anche Nelson Mandela ha sempre intuito che nello sport c’era altro, diceva che  “cicatrizzava, guariva dai traumi, favoriva la ripresa del movimento”; diceva che una mischia insegna più della vita.
Mandela ha combattuto per far sì che le Olimpiadi arrivassero anche in Sudafrica, perchè diceva che in questo modo si sarebbero mescolate storie e razze. Nel ‘95 si vide che qualcosa era cambiato. La foto di Mandela con la maglia degli Springboks circondato da giocatori bianchi era il confine che l’Africa dove varcare: fare pace con se stessa.
“No normal sport in an abnormal society” così il motto dell’African National Congress sintetizza quello che è stato l’obiettivo di quei coraggiosi cinque prigionieri ergastolani che, capitanati da Mandela, diedero il via ad una nuova epoca per lo sport.
I cambiamenti furono subito tangibili: la squadra sudafricana era formata da 14 bianchi più un nero, Chester Williams che diventerà grande amico di Mandela.
Ma i successi non ci furono solo sul campo da gioco; anche nella storia. Per la prima volta la palla da rugby (mboxo) passò anche da mani nere.
Chester Williams divenne un simbolo della nuova Africa: qualcosa di grande stava cambiando, grazie a persone come Williams e Mandela; qualcosa di nuovo stava per nascere.


Emozione Olimpico
Le classi 3E, 3A, 3G, 3B hanno inoltre partecipato all’emozione di visitare lo stadio Olimpico di Roma, il 19 Novembre, per rivivere almeno in parte le  dei veri atleti.
Ecco le testimonianze di alcuni ragazzi: “Appena arrivati davanti allo stadio ci hanno distribuito delle casacche colorate sul progetto “Emozione olimpico”. Una volta entrati nello stadio ci siamo resi conto della sua immensità e spettacolarità.”
Le gradinate offrivano uno spettacolo commuovente ed esaltante: decine di scuole differenti ognuna con la propria bandiera e i propri alunni tutti lì, in quello stadio, colorati e rumorosi.
La preoccupazione per la pioggia è sparita insieme alla stanchezza e l’euforia ha preso il sopravvento.
C’erano tante attività da fare: una porta regolamentare da calcio era al centro del campo e un portiere parava i tiri dei ragazzi che volevano partecipare. Si poteva giocare a pallavolo, tirassegno, rugby, hockey, badminton, bowling, baseball, attività aerobiche e canottaggio.
“Dopo la merenda offerta dagli sponsor, abbiamo assistito all’atterraggio dei paracadutisti e un temporale improvviso ha bagnato tutti.”
Il “nostro” campione Fabrizio Donato non ha potuto esibirsi per un infortunio al polpaccio ma tutti sono tornati a Frosinone e la vita ha ripreso il suo corso, con un’esperienza in più da raccontar



Classe 3E

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