lunedì 20 maggio 2013

Concorso Raccontando 2013

Ecco... questo è il racconto vincitore dell'Edizione 2013 del concorso Raccontando.
Memorie di un alunno osservatore
Salve a voi che state leggendo, allora voglio fare una premessa, questo è il sequel di "Memorie di un timido a scuola" scritto da me al compito in classe di Italiano, che parlava di un alunno timido, io,  e dei suoi comportamenti, i miei.
Comunque non vi serve conoscere il primo per capire il secondo quindi cominciamo.
In questi due anni di scuola media, pur essendo abbastanza timido mi sono dedicato a osservare gli alunni, soprattutto della mia classe ma anche i più famosi nella scuola e ho potuto trarne alcune conclusioni, forse anche teoremi, regole matematiche.
Diciamo che in ogni scuola ci sono tre tipi di alunni, come nell'Assemblea legislativa francese del Settecento. Ci sono gli "alfa" o capi, o bulletti. L'occupazione principale è quella di scarabocchiare i banchi, ma oltre a questa si dedicano anche alla rottura dei bagni. Per molti di loro l'occupazione preferita è l'Arte. Sui muri esterni infatti si distinguono motivi vegetali e forme astratte dipinte con maestria che richiamano l'Ara Pacis accompagnate da espressioni sul moto dei corpi come “vai a fare...” spesso dedicati ai più alti ranghi scolastici.
Poi c'è la massa, ovvero i distinti che si fanno i fatti loro e tra questi rientrano gli intelligenti, chiamati dagli alfa "secchioni", ovviamente non quando fa comodo. Ora chiamiamoli osservatori, perché anche io faccio parte di questa categoria.
Infine c'è l'élite: questo è un gruppo ristrettissimo, che crede di essere il più ganzo, il più Figo, ma spesso non riesce a capire che non è così.
Anche nelle classi si vedono questi gruppi, ma ovviamente ce ne sono anche altri.
Ci sono i ribelli, che appena un professore si gira gli parte musica heavy metal nella testa che li costringe a compiere movimenti cruenti; oppure ci sono le ragazze-cellulare, perché possono cacciare il cellulare dalla tasca e fare foto con una potenza di 600 al secondo.
Passiamo ora alle osservazioni sui professori.
In ogni sezione ci sono almeno due professoresse che martellano di compiti. Ne danno talmente tanti che in 4 giorni è finito  mezzo libro. Ovviamente anche nella mia ci sono, ma non farò nomi, perchè se questo testo venisse interecettato potrei essere in pericolo.
Poi c'è il professore che ad ogni compito in classe, a ritmo costante chiede "Finito?"  Ma se avessi finito non pensi che ti avrei dato quel compito maledetto?  Ma loro continuano, facendo allusioni al tempo minimo di svolgimento del compito, che dovrebbe essere, facendo due calcoli, di circa 17 secondi a domanda, insomma il tempo di leggerla e scrivere: "Vedi pagina 20".
C'è anche chi, tra gli alunni, va a dire alla professoressa che entra a quinta ora: "Professoressa, ma non c'era il compito oggi?" La classe ammutolisce, la pioggia cessa di cadere, il tempo si blocca per un secondo facendo pregustare al malcapitato la sensazione di sangue in bocca che i compagni vorrebbero procurargli. La professoressa invece reagisce con un : " Sì, non me lo ero dimenticato" . Sì, sì ci crediamo.
C'è anche il prof che, nelle materie orali, non è mai contento dei compiti dati: "Sì, sono due paginette se togliete le immagini... dai, ve ne do altre due, ok?" Non so cosa si aspetta come risposta, ma gli alunni si vedono impotenti, tranne il ribelle che agisce sottobanco e dice a bassa voce "Sì!".
Nella mia classe c'è il fenomeno calcolatrice che ci divora il cervello, ma è utile per due cose:
  1. Per scrivere al contrario 
  2. Per simulare una bomba
Approfondiamo la seconda: con le calcolatrice che hanno il suono, basta premere a cadenza regolare un tasto qualsiasi che risuona un  tic, tic, tic, tic,... agghiacciante, scatenando il panico. Gli alunni si voltano e cercano di mettere in salvo le cose più importanti: gli auricolari ed il telefono. Poi si aumenta il battito e a quel punto succede l'apocalisse. Ovviamente da provare quando c’è una supplente: non anticipo niente.
Per finire ci sono i comportamenti durante le interrogazioni. In quel momento la tosse scende sulla classe, esplodono improvvisamente forti raffreddori, soffiate di naso. I professori pazienti aspettano, tanto sanno che prima o poi li metteranno con le spalle al muro.
Chi invece esce in anticipo, anche se si avvia al patibolo del dentista (o altri terribili professionisti), suscita l'invidia della classe. Il commento tipico non è riproducibile per intero, si ratta di  espressioni come  "che cu..". Anche chi esce loda la il Signore e la Moltitudine Celeste per averlo salvato da quell'incubo e abbraccia i genitori come mai aveva fatto prima.
Queste sono le mie osservazioni, da semplice alunno, spero che terrete in considerazione questo racconto e che vi sia di qualche utilità. Grazie comunque. Forse ci sarà un altro sequel, o forse no.
Angelo Cataldo, Comprensivo1, classe 2E

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